martedì 10 ottobre 2017

Web – Social – Disinformazione – Villanìa ma non solo,

L’OCCASIONE FA L’UOMO LADRO. Questo post è abbozzato da tempo e lo tiro fuori dal cassetto dopo aver letto che Facebook ha consegnato all’FBI e consegnerà a Congresso e Senato USA oltre 3000 pubblicità che potrebbero essere collegate alla Russia in occasione della campagna elettorale americana e che twitter sospende circa 200 account per lo stesso motivo, totale fatturato apparente di oltre 350mila dollari, tutto visto da milioni di persone (e condiviso probabilmente). Mi servirà, come sempre, a futura memoria.



In famiglia sono definito “asocial” e mi viene un po’ da ridere a scrivere questo post, però i riferimenti che “mi ispirano” sono molti
Che sui social, i blog ne fanno parte, compreso questo,
·     ci sia spazzatura,
·     ci siano insulti gratuiti,
·     ci siano imbecilli che teorizzano su ogni cosa senza alcun riferimento,
·     ci siano pubblicità ingannevoli e non, ed anche di quello i social “vivono e “prosperano” alla grande,
·     ci siano notizie o tesi potenzialmente pericolose,
ormai è scontato e posso tranquillamente evitare di addentrarmi in considerazioni su vaccini e anti, Boldrini, violenza sessuale, invasioni di terrestri ed extra e chi più ne ha più ne metta.


Perché sono a-social? Ritenevo che i social fossero un modo invadente e superficiale di vivere le relazioni sociali, poi sono stati anche “occupati” e stanno diventando una sorta di “suburra”, antico quartiere miserabile e malfamato di Roma antica, (il termine è mutuato da un post del Prof. Aldo Giannulli, LEGGI, sull’argomento regolamentazione),


Le medaglie però, hanno sempre due facce così:
·     è bello avere rapporti, scambiarsi foto, trovarsi con amici lontani e/o ormai relegati nella memoria,
·     è bello e a volte utile fare parte di gruppi, come i famosi “sei di …… “ ma non solo, sono tanti i gruppi di informazione specifica, sociali e ambientali che contribuiscono alla nostra educazione e conoscenza,
·     è bello avere ispirazioni e soddisfare curiosità navigando sul web,
·     è bello questo possibile dialogo continuo se ben costruito,


ma soprattutto sul WEB, incluse le contraddizioni,  vive in diretta la libertà di pensiero, di espressione e di partecipazione che mai potrebbero avere una forma così estesa e mai esprimersi ed espandersi attraverso i media tradizionali (stampa e televisione) che non sono certo da escludere, anzi. E’, in parte, una divulgazione intellettualmente e culturalmente modesta, che viene dal basso, ma apprezzabile se non viene usata per scopi “indegni”. Favorisce, allo stesso tempo, la circolazione di idee e concetti “alti” che la scuola o i libri non possono nemmeno sognarsi di impartire, un percorso di elevazione culturale e/o di erudizione praticamente infinito per coloro che sanno e vogliono percorrerlo, “a patto di filtrarlo", conoscerlo, non degradarlo ma nemmeno elevarlo a “totem”.


Quando definiamo questo pianeta “villaggio globale”, il metodo divulgativo non può che essere il WEB: la pretesa che tutti siano intellettualmente onesti, educati, non triviali, è pura utopia.
E’ vero anche che i social sono diventati un’arma potente nelle mani di delinquenti, furbi, o semplici ignoranti, furbi anch’essi, seguiti da torme di imbecilli che predicano l’odio razziale e politico, il bullismo, la violenza di ogni genere compresa l’ingiuria e la molestia, agorà di mestatori e demagoghi che avrebbero ben poca speranza di visibilità ed ascolto se non fosse per la RETE.


A causa di queste storture ecco da più parti la richiesta di regolamentare e normare Internet.
Io dico, sommessamente, che quando si apre uno spiraglio per comprimere una libertà, alla fine si spalanca la porta a regole sempre più stringenti, sempre più apparentemente necessarie ed alla fine ci si ritrova in casa l’appiattimento, una sorta di fascismo culturale. La libertà non è intesa come anarchia, sia chiaro, ma seguendo il semplice concetto delle norme che regolano il vivere civile delle nostre società, “la mia libertà finisce dove inizia la tua”.  Se qualcuno ha voglia di regole, cominciamo da “finanza” e “mercato” che, guarda caso, invocano invece deregolamentazione, “il mercato si regola da solo” (dicono furbetti molto ascoltati del quartierino)


Anche il Web ed i Social si regoleranno da soli e pazienza se verrà il tempo in cui, semplicemente, non si crederà più a ciò che circola sul WEB, sia esso falso (fake) o vero, purtroppo. Non lo dico io, lo diceva Umberto Eco in una famosissima intervista, apparentemente vista da nessuno, considerato che tutti, ma proprio tutti, dalla stampa ai Telegiornali ai Talk Show (inguardabili) riportano solo questo passaggio (copiato uno a caso da un importante giornale):
I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel.”
Bene, l’intervista è del 2014, durata 12 minuti, QUI , ed il passaggio, il più banale ed estrapolato da una frase di ben altra importanza, è diventato una sentenza con il marchio “Umberto Eco”.


Forse sarebbe buona cosa ricordarci che il WEB, alla fine, siamo noi tutti, le regole sono le stesse che usiamo a casa, in piazza, al mercato, cambia solo la quantità, l’estensione.
Sul WEB i social rappresentano una notevole forza, una sorta di lievito per l’informazione “classica” e qualificata; siamo l’opinione pubblica e/o quella maggioranza silenziosa che oggi silenziosa non è più e che si manifesta direttamente.
Alla fine del 2016 i profili Facebook erano, in Italia, circa 30 milioni. Opinioni, idee, sensibilità, hanno sicuramente influito sui media ufficiali che, a mio avviso, sono comunque la parte significativa del mondo dell’informazione e della formazione del pubblico sentire.
Ho però l’impressione che il mondo “ufficiale” abbia sfruttato a piene mani i sentimenti che vengono dal WEB, anche quelli più deleteri o che in qualche modo si configurerebbero come “apologia di reato o istigazione a delinquere”. Gli stessi commenti postati dai lettori ad articoli stampa online servono ad “annusare” l’aria che tira. Viene anche da qui il populismo ed il qualunquismo in crescita?


Scriveva Casaleggio (Tu Sei Rete) che le persone, come le "colonie di formiche", possono essere facilmente condizionate attraverso la diffusione di semplici messaggi.


Diceva Eco: i giornali dovrebbero dotarsi di team di ricerca dei fake e organizzare giornalmente alcune pagine per evidenziarli.


se si parte dal presupposto che la stampa, le Testate, siano “pure”, “imparziali”, “complete nel fornire la notizia” “realmente sincere”, Eco ha ragione! ma è proprio così? (non mi riferisco agli Editoriali o alle Opinioni, di quelle ognuno è responsabile personalmente)


Entrambe le affermazioni sono, ahinoi, abbastanza vere, ma una qualche “selezione” quando ci informiamo dobbiamo pure farla:


ogni sito ha una HOME, un chi SIAMO, una posizione GIURIDICA: basta un minuto.
Alcuni SITI, come questo blog, riportano DISCLAIMER altri più furbescamente REDAZIONE pur non essendo una testata giornalistica: è una dichiarazione di disconoscimento di responsabilità, ergo, rispondo delle mie opinioni ma non di quanto scrivo assemblando notizie pubbliche, anche dal WEB, anche se riprese da altri Social che potrebbero essere essi stessi dei Fake. Quando è esagerato, non rimane che la Polizia Postale. Un po’ di attenzione e responsabilità personale e già la situazione migliora.


Identità: per aprire un indirizzo PEC oppure una Firma Digitale Qualificata, devi inviare copia di un documento di identità: perché non farlo per i profili Social? Molti “leoni della tastiera” sparirebbero, altri, quelli che sulla pubblicità ed i pacchetti dati degli iscritti guadagnano fior di quattrini, piangerebbero come aquile, affermerebbero che è impossibile, che non possono prendersi questa responsabilità ma poi, di fronte al possibile “mancato introito”, finirebbero per adeguarsi. Altro passettino .......


O pensate che tutto il mondo Social gratuito, sia gratuito davvero?? questo blog non ha pubblicità e non guadagna un cent.  ma per il solo fatto di inserire un link verso un sito che potrebbe contenere pubblicità, “fa parte” di quel circuito. Perché inserisco un link?: perché solo così ho la possibilità di estendere l’informazione o l’idea che esprimo; io cerco siti “affidabili”.

Quello che voglio dire, in fondo, è di non farsi prendere del tutto per i fondelli. E’ un mondo vasto e vario, non merita di essere il porto franco di disonestà intellettuale o peggio. Attenzione e responsabilità rimangano individuali.

Un Saluto
E.s.

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