sabato 19 agosto 2017

I Migranti - l'Etica della Reciprocità

Quando tutto ed il contrario di tutto sono una realtà, quando tutto è inconfutabilmente vero ma dipende da punti di vista ristretti se non utilitaristici, è utile fermarsi per  trovare un punto di partenza che quasi tutti per cultura, educazione, religione, appartenenza, capiscono ed accettano o hanno accettato in tempi apparentemente meno bui.
Le attuali migrazioni da Asia ed Africa verso l’Europa, che ad alcuni sembrano invasioni,  sono poca cosa rispetto al totale delle tragiche migrazioni in atto ed hanno origini che non  emergono perché, alla fine,
dovremmo ammettere che ne siamo corresponsabili, conseguenza delle nostre azioni economiche, politiche e militari. Meglio fare come le tre scimmiette.
Da qui il demagogico “aiutiamoli a casa loro” quando la maggior parte della responsabilità è nostra e riguarda proprio il saccheggio e la predazione di “casa loro”,
Per il momento noi, italiani ed europei li stiamo aiutando, i migranti,  “vicino” a casa loro, in Libia o in Turchia, e molti se ne faranno un vanto o si vanteranno di averli fermati; coloro che hanno un minimo di coscienza invece, se ne vergogneranno.
Vedrete che non funzionerà: fin dagli anni ‘80 si prevedevano migrazioni epocali causate, in particolare, dai cambiamenti climatici e dalla popolazione in aumento con conseguente probabile/possibile mancanza o spreco di acqua. Ingenui ?
Sembra proprio di sì, non era stato previsto il nostro enorme interesse economico, il rovesciamento di stati e regimi per lo stesso motivo, l’accaparramento di prodotti, minerali, terre (land grabbing) ed acqua (water grabbing) che ha distrutto intere economie locali, per quanto piccole e povere. Distrutte, “con le buone o con le cattive” ,
Comunque abbiamo la scusa buona per ogni stagione “gli portiamo la nostra democrazia” gli “portiamo progresso”.
Nulla abbiamo fatto per evitare questo scempio, tutto è peggiorato.
Non funzionerà a lungo, ora li fermiamo e li lasciamo in balìa del peggio possibile, pagando in moneta sonante, tanta, e sottacendo questo aspetto, poi spariranno dalla grande stampa e noi saremo belli e tranquilli, ma non funzionerà, anzi, se odio e disprezzo aumenteranno, non sorprendiamoci.
Pelourinho - Cidade Velha - Cabo Verde - La berlina degli schiavi - Lentamentes

Continueremo con la donazione di denaro, poco o tanto non importa, per combattere la fame di intere popolazioni, di quei poveri bambini così carini, ci commuoveremo e ci consoleremo con qualche buona azione privata, purché quello che gli rapiniamo arrivi regolarmente a casa nostra e a basso costo ma che non vengano “loro, a casa nostra” perché sono brutti e sporchi e chiedono l’elemosina e mi spaventano perché sono neri e non conoscono nemmeno la nostra lingua”. Non vale solo per gli italiani, che anzi hanno dato più di una dimostrazione di solidarietà, vale per tutta Europa.
Eppure, si può e si deve tornare ad avere un punto di partenza per capire ed intervenire. Questo punto è nei princìpi morali ed etici, ché, se ci fermiamo al solo vil denaro, l’umanità finisce in vacca.
L'Etica della reciprocità o Regola d'oro rappresenta un valore morale fondamentale che si riferisce all'equilibrio in un sistema di convivenza dove tutti abbiano diritti e doveri, la norma complementare è che i diritti di ciascuno sono un dovere per l'altro.
E’ “IL” codice etico, in base al quale ciascuno ha diritto ad un trattamento giusto cui corrispondono il dovere e la responsabilità di assicurare la giustizia agli altri.
Non è riferito ai migranti, avremmo bisogno di capirlo e praticarlo anche noi, tra di noi, a casa nostra.
L'etica della reciprocità tra individui è il fondamento della convivenza pacifica, della legittimità, della dignità, della giustizia, del riconoscimento e del rispetto di religioni “civili”.
La reciprocità è la base essenziale del concetto di Diritti Umani.
La "reciprocità" sintetizza in sé  "libertà" ed "uguaglianza". Ogni ingiustizia ha origine da una violazione del Princìpio di reciprocità tra individui.
La regola d'oro ha origine da varie culture, anche molto diverse tra loro, in tempi diversi:
"Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te",
"Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te",
Sulla base di queste regole semplici e logiche, si trattano con rispetto tutte le persone, non solo i membri della propria comunità di appartenenza. Qui non si tratta di religioni diverse, le quali comunque contengono tutte il concetto di “carità”, non si tratta nemmeno di “ideali” o “ideologie” o “politica”.
Mi domando: è possibile ripartire da qui e poi, dopo, parlare di quanto c’è da fare per permettere a tutti di vivere dignitosamente a casa propria, secondo usi, costumi, tradizioni, lingua, propri? Nessuno abbandona la sua casa e modo di vivere senza ragione, ma se lo fa,  può  muoversi ed emigrare almeno così come possiamo permetterci di fare noi?
Domanda retorica, lo so, il muro del ragionamento di pancia, del proprio utile o del proprio quieto vivere è difficile da sfondare anche quando si tratta di vite umane.
Molti ci provano, per fortuna.
Forse si tratta di recuperare i valori che le Comunità hanno condiviso negli anni di povertà e miseria; noi italiani abbiamo sofferto l’esperienza dell’emigrazione forzata, per povertà,  ma della storia vera dei nostri “migranti economici” ormai integrati in altri luoghi e culture, conosciamo solo la parte romantica. I nostri connazionali emigranti, ed in vita ce ne sono ancora tanti, hanno pudore a raccontare le loro stesse esperienze.
Come si recuperano questi valori? Come possiamo evitare di farci strumentalizzare da gente che approfitterebbe anche della propria madre pur di raggiungere i suoi personali scopi?
Ci fu un tempo, nemmeno tanto lontano, che in Svizzera certi locali pubblici esponevano questo avviso, “vietato ai cani ed agli italiani”; ecco, noi stiamo facendo ad altri, maggiorato, quello che abbiamo subìto. Ora come allora, non mi sembra un gran risultato di civiltà.
Come fare allora? Provando a far sì che i princìpi siano una fortezza insuperabile?,
che tutto il resto, il come fare, i soldi (quelli si stampano basta poco), vengano dopo e siano visti come un semplice problema in più da affrontare e risolvere?
Provando ad aiutare rimborsando con atti e opere il maltolto in secoli di schiavitù, colonialismo e odierno neocolonialismo?    
C’è tanta ignoranza che ci viene imposta ma le voci e le azioni che per umanità sono disposte a sacrificio ed accoglienza non mancano,  peccato che trovino poco spazio o lo trovino solo quando viene “beccato” qualche mascalzone criminale che ha visto la possibilità di facile e rapido guadagno.
Sarei contento se leggeste questo appello di Padre Zanotelli, forse aiuterebbe a capire ben più di quanto possa dire io che pure di queste cose ho scritto nell’ottobre del 2015.
Purtroppo al peggio non c’è mai fine e nessuno chiederà scusa.

E.s.

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